Un nuovo capitolo nella tribolata vicenda giudiziaria per l’organizzazione delle Olimpiadi invernali 2026.
Il decreto legge “Ricostruzione post-calamità, protezione civile e grandi eventi”, approvato dal Governo, include una norma per proteggere la Fondazione Milano Cortina 2026 dall’inchiesta della procura di Milano, senza però ostacolare del tutto le indagini.
L’articolo 12 afferma che «le attività della Fondazione non sono soggette a norme di diritto pubblico e che essa non è un organismo di diritto pubblico». Tuttavia, aggiunge che «la Fondazione opera in condizioni di mercato e secondo criteri imprenditoriali».
Per comprendere meglio questa norma, occorre guardare agli atti dell’inchiesta della procura di Milano, che attualmente sono limitati poiché le indagini sono ancora in corso. Ecco qual è lo stato dell’arte della vicenda.
Milano Cortina inchiesta – I soggetti indagati e le accuse della Procura
Come da ricostruzione de Il Sole 24 Ore, fino ad ora, sono stati indagati l’ex amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina Vincenzo Novari, l’ex dirigente Massimiliano Zuco e l’imprenditore Luca Tomassini, accusati di corruzione e turbativa d’asta.
Questi reati presuppongono che la Fondazione sia un ente pubblico, obbligato a seguire le regole delle gare pubbliche per appalti e assunzioni.
Secondo gli inquirenti, i tre avrebbero alterato l’esito delle gare per i servizi tecnologici e favorito il logo “Futura”. La Procura, con l’aiuto della Guardia di Finanza di Milano, ha scoperto che anche il personale assunto sembrava far parte della cerchia di conoscenti di Novari.
Tra marzo 2020 e marzo 2021, Novari e Zuco avrebbero accettato denaro e regali da Tomassini (come un’auto smart usata da Zuco) in cambio dell’assegnazione della gara per i servizi digitali alla società Vetrya. Le società di Tomassini, Vetrya e Quibyt, avrebbero ricevuto ulteriori lavori per un totale di 1,9 milioni di euro.
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Un altro aspetto da chiarire riguarda il ruolo di Deloitte, che ha ricevuto un contratto per rifare un sito web già esistente, per un costo molto elevato e considerato non in linea con i prezzi di mercato.
Il contratto riguardava “servizi tecnologici e cyber security” per circa 176 milioni di dollari, versati a Deloitte USA, con ulteriori 74 milioni di euro per consulenze digitali tra il 2022 e il 2023, pagati a diverse società della stessa azienda. Questa cifra ha sollevato sospetti e richiede ulteriori approfondimenti.
Milano Cortina inchiesta – Il nodo è il campo d’azione del diritto
Il quadro giuridico che alleggerisce le accuse si basa sul presupposto che la Fondazione operi come un ente privato, al di fuori delle regole del Codice degli appalti. I vertici dell’ente sostengono che il decreto legge n.16 dell’11 marzo 2020, che stabilisce che la Fondazione opera in regime di diritto privato, permette questa interpretazione.
Tuttavia, gli inquirenti ritengono che la norma sia vaga e in contrasto con la direttiva europea n.24 del 2014, che definisce un ente come pubblico se opera nell’interesse generale e se è finanziato pubblicamente.
Il nuovo decreto ribadisce che la Fondazione è un ente di diritto privato, riducendo così le accuse di corruzione e turbativa d’asta, ma allo stesso tempo riconosce la necessità di salvaguardare i principi di concorrenza.
Questo lascia intendere che le commesse strapagate rimangono un tema su cui fare chiarezza. Resta da vedere come si svilupperanno le indagini alla luce del nuovo decreto.
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